Yari Gugliucci a 360°: dai gradoni del Vestuti all’Oscar per Lina Wertmuller

Yari Gugliucci a 360°: dai gradoni del Vestuti all’Oscar per Lina Wertmuller

“Alcuni cori della Salernitana mi ricordano quelli delle popolazioni del Nord Europa: ‘State tutti attenti che…’ sarebbe potuto essere tranquillamente la colonna sonora di ‘Braveheart’ per la sua possanza e la sua capacità di caricare a mille la squadra granata alla stregua di quanto si verifica nella celeberrima pellicola diretta da Mel Gibson”. Yari Gugliucci

“Alcuni cori della Salernitana mi ricordano quelli delle popolazioni del Nord Europa: ‘State tutti attenti che…’ sarebbe potuto essere tranquillamente la colonna sonora di ‘Braveheart’ per la sua possanza e la sua capacità di caricare a mille la squadra granata alla stregua di quanto si verifica nella celeberrima pellicola diretta da Mel Gibson”. Yari Gugliucci è un attore di fama nazionale ed internazionale che non ha dimenticato le sue origini e continua a sostenere, anche da vicino, come accaduto nell’ultima gara contro l’Entella, le sorti della Salernitana.

Come nasce la tua passione per i colori granata?

“Ha radici molto antiche. Sono stato sin da piccolo iscritto alla Granata South Force. Erano periodi tumultuosi per il mondo del tifo e di scarse soddisfazioni per la squadra, a cavallo fra gli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80. Vivevo a pochi passi dalla sede del club di cui facevo parte, ero solito andare a mare presso la spiaggia de ‘La baia’ dove spesso e volentieri mi intrattenevo con Ciccio Rocco, storico capo ultras insieme all’indimenticato Carmine Rinaldi, detto il Siberiano. I cori della Salernitana hanno contribuito ad avvicinarmi emotivamente alla squadra: mi rendevano elettrizzato ed al tempo stesso estasiato. Le parole scandite all’unisono dalla Curva erano davvero portentose ed assumevano la stessa valenza degli inni immediatamente antecedenti alle grandi battaglie che hanno contraddistinto le battaglie della Storia. Rammento, inoltre, il vestiario che contraddistingueva il mondo del tifo di allora, con bomber d’ordinanza. Non mi reputo tuttora un grande esperto di calcio, ma la passione ed il senso d’appartenenza con cui i salernitana manifestano il proprio viscerale amore nei confronti della maglia hanno rappresentato uno stimolo per sentirmi parte integrante di questo fervore popolare mai sopito. Pur essendomi allontanato giocoforza dalla città natia, non ho mai rinnegato il mio tifo”.

Qual è stata la prima partita vista allo stadio?

“Credo un Salernitana-Casarano 2-1”.

Qual è stato l’idolo della tua gioventù?

“Direi Totò De Vitis, soprannominato ‘Toto goal’. Ricordo in quegli anni un calendario plastificato in cui segnavo i risultati delle gare della Salernitana. Impossibile dimenticare la rivalità con la Cavese quando il centro metelliano costituiva anche un importante punto di ritrovo per kermesse musicali di caratura internazionale, come concerti di Tina Turner, Pink Floyd e Pino Daniele”.

Cosa è per te il Bello della Salernitana?

“Il cavalluccio marino. Nella sua iconografia inusuale rappresenta fedelmente le sorti di una squadra che non ha avuto grandi ascese o discese, sorniona, sospinta dal cuore e dalla passione dei tifosi. In certi aspetti, i tifosi della Salernitana mi ricordano quelli del West Ham, realtà inglese accomunabile alla nostra in riferimento ai colori sociali che contraddistinguono le due compagini, ma non solo. Conosco bene le vicende del club londinese, avendole narrate in un tratto saliente del libro da me redatto dal titolo “Secondo Billy Sacramento”: tra l’altro, ho effettuato uno scambio di gagliardetti coi tifosi inglesi, il cui sostegno musicale e corale alle gare interne resta a mio avviso unico”.

A quale progetto cinematografico e/o televisivo sei maggiormente legato?

“La biografia di Totò ha rappresentato una sfida vinta. Ho vinto il festival di Edimburgo nel 2018 per il progetto innovativo proposto. Daniele Urciuolo de l’ “Alfiere Productions”  ha realizzato importanti prime nazionali dello spettacolo a Napoli e Roma, riscuotendo favori trasversali da importanti personalità quali Lello Arena, Ton Servillo, Veronica Pivetti e tanti altri. Mi piacerebbe tanto sviluppare un progetto finalizzato alla realizzazione di un film atto a restituire la giusta immagine del Principe De Curtis”.

Quali analogie e differenze vi sono tra calcio e teatro?

“Il teatro è una realtà più nobile e plasmata. Diceva un mio amico filosofo e professore (Bonera da Brescia): ‘come mai

nel pugilato se le danno di santa ragione e non succede nulla fra i vari supporters come talvolta, invece, si verifica nel calcio?’ Il teatro produce suspense fino alla fine, racconta storie e non ha un controsenso; nel calcio, invece, si vivono emozioni più viscerali che consentono agli appassionati di sentirsi forse maggiormente parte integrante del meccanismo”.

Parlaci dei tuoi prossimi lavori

“Sono reduce dalla magnifica esperienza della cerimonia del premio Oscar consegnato a Lina Wertmuller, che mi ha voluto al suo seguito in relazione ai lavori sviluppati insieme ed a quelli che ci accingiamo a proporre ancora prossimamente. E’ stato un premio all’Italia, una nazione che spesso non fa squadra, ma che ha il pregio di avere esponenti di caratura internazionale così stimati a tal punto che personalità rilevanti del cinema internazionale (Meryl Streep, Tom Hanks, Christian Bale e tanti altri) si sono alzati in piedi per Lina, un’artista pregevole. Presto speriamo di proporre altri lavori importanti”.

Cosa pronostichi per la Salernitana?

“Il campionato di B è ultra equilibrato: saranno decisive le ultime dieci giornate. Mi auguro soltanto che Lotito sappia profondere gli sforzi economici che una piazza passionale come Salerno merita”.

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