Lucio Menin: “Quando ho affrontato Ventura da giocatore…”

Lucio Menin: “Quando ho affrontato Ventura da giocatore…”

Lucio Menin è un ex giocatore di calcio, attualmente giornalista a Londra presso Europa Today, dispone del tesserino da allenatore UEFA B ed ha fatto anche l’arbitro per la federazione calcistica inglese. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualche aneddoto, tratto dalla sua esperienza da giocatore, inerenti a Gian Piero Ventura, ma non solo. Come

Lucio Menin è un ex giocatore di calcio, attualmente giornalista a Londra presso Europa Today, dispone del tesserino da allenatore UEFA B ed ha fatto anche l’arbitro per la federazione calcistica inglese. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualche aneddoto, tratto dalla sua esperienza da giocatore, inerenti a Gian Piero Ventura, ma non solo.

Come hai conosciuto Ventura?

“Giocavamo come avversari nel campionato Primavera del lontano 1967. Lui giocava nella Sampdoria ed io nel Lecco che, a quei tempi, alternava campionati di serie A e tornei cadetti”.

Che ricordo hai di lui come calciatore e avversario? Come andarono le sfide contro la Samp?

“Era un tipo sveglio e, come tutti i sampdoriani, leale ma scaltro. In particolare, ricordo le mie battaglie del sottoscritto, schierato da stopper, con il loro scorretto centravanti Lercari, che era solito aiutarsi coi gomiti nei duelli individuali. I nostri incontri con la Samp finirono 0-0. Il nostro campo era situato a Lavello di Calolziocorte, circa 20 km lungo il corso dell’Adda, nelle zone declamate dal Manzoni nel celeberrimo incipit de I Promessi Sposi: ‘quel ramo del lago di Como che volge a mezzodì attraverso una fila non interrotta di monti’. La curiosità è che fino al 1992 Calolziocorte abbia fatto parte della provincia di Bergamo.La gara in casa della Samp fu preceduta da un pranzo squisito presso un ristorante al quale ci portò il nostro maestro Guido Capello, scopritore, qualche anno più tardi di un certo Gaetano Scirea. L’anno prima c’eravamo laureati vicecampioni nazionali di serie B, perdendo la finalissima di Brescia contro il fortissimo e talentuoso Padova, nelle cui fila militavano Bigon, Bergamo, Filippi e Quintavalle, tra gli altri. Quell’anno, mi ricordo che Ventura non era sempre titolare in una squadra in cui militavano altri due calciatori, rivelatisi successivamente figure importanti nella storia del calcio italiano: Domenico Arnuzzo e Marcello Lippi. Poi Ventura militò nella Sanremese (come desumibile nella foto, ndr)”.

Altri aneddoti riguardanti mister Ventura?

“Non ebbi più modo di incontrarlo da giocatore. Nel 2016 presi parte ad un suo raduno azzurro a Coverciano, prima dell’amichevole di Italia Germania a San Siro, ma ricordo che, nonostante la richiesta da me formulata all’addetto stampa Paolo Corbi di parlare con lui in virtù di questo nostro comune passato, non riuscimmo a parlare di persona e lo stesso si verificò a valle della gara giocata a Milano, quando mi dilungai nello scrivere il pezzo. Ricordo che un collega romano disse che assomigliava a Carlo Verdone. Io replicai ad alta voce ‘ Si, allora sarà un film ”Bianco, Rosso e Ventura!’ e il collega disse ‘Bravo, però adesso scrivilo!’. Non ricordo se effettivamente ne scrissi”.

Cosa pensi della presenza di Ventura sulla panchina della Salernitana?

“Ho visto i video delle conferenze stampa prima del derby con il Benevento e prima della trasferta di Cittadella. Forse è un po’ troppo rilassato, un po’ come Ancelotti, ma indubbiamente sa quello che fa e lo ha già dimostrato nella sua carriera con le promozioni a Bari e Cagliari, giusto per citarne due delle diverse centrate dalla serie cadetta. Credo che sia un grande tesoro da conservare. La Salernitana deve creare e formare quadri dirigenziali e tecnici per puntare per gradi alla serie A”.

Stai seguendo le sorti della Salernitana? Se sì, che pensi della compagine granata e più in generale di questo torneo di B?

“Sì, sto seguendo la B da Londra. Il piazzamento della Salernitana non è malvagio, al netto di un recente periodo burrascoso a livello di risultati. Il torneo è lungo: basta un nonnulla per albergare nelle zone nobili della classifica e altrettanto poco per essere nei bassifondi. Permettimi di fare un sommesso appunto: bisogna concretizzare di più la mole di gioco. Nessun attaccante figura nelle posizioni di spicco della classifica cannonieri e le punte stanno steccando occasioni importanti, come Giannetti a Cittadella. Il mister credo stia lavorando alacremente per migliorare i dati della fase offensiva, svolgendo allenamenti finalizzati ad avere maggiore qualità e lucidità negli ultimi sedici metri”.

Le foto sono state fornite dall’intervistato

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