Ighli Vannucchi merita un posto speciale nella storia granata ed incarna, a modo suo, “Il Bello della Salernitana” per vari aspetti. In primis per alcune reti d’autore messe a segno nel corso dei suoi trascorsi all’ombra dell’Arechi, successivamente per la sua capacità imprenditoriale in cui ha dato sfoggio della sua passione per l’estetica prodigandosi nel
Ighli Vannucchi merita un posto speciale nella storia granata ed incarna, a modo suo, “Il Bello della Salernitana” per vari aspetti. In primis per alcune reti d’autore messe a segno nel corso dei suoi trascorsi all’ombra dell’Arechi, successivamente per la sua capacità imprenditoriale in cui ha dato sfoggio della sua passione per l’estetica prodigandosi nel settore dell’abbigliamento, nonché per la costanza nel continuare a dare adito a grandi passioni (la pesca ed il calcio). Sì, perché Ighli Vannucchi continua ad incantare sui campi delle serie minori ed ha voluto rendersi disponibile per un’intervista a 360°.
Per te cos’è “Il Bello della Salernitana”?
“Secondo me la passione che i tifosi e gli appassionati granata riservano alla squadra. A volte il tifo sfocia nell’esasperazione e nella sofferenza, anche per questioni futili; sarebbe bello se il calcio fosse vissuto con equilibrio, sapendo cogliere la bellezza di un meccanismo in cui alcune cose che accadono sono inevitabili. Il passo ulteriore in avanti sarebbe vivere questo sport bellissimo con maggiore consapevolezza: sarebbe una svolta epocale riuscire, ad esempio, a recarsi allo stadio per vivere i 90’ ricordandosi che si tratta pur sempre di un gioco”.
Quale è stata una rete di pregevole fattura realizzata con la Salernitana e che in pochi ricordano?
“Tanti ovviamente hanno un ricordo di me legato a quel gol contro il Vicenza che ci tenne aggrappati alla speranza salvezza in A. Altri citano, tra le reti belle messe a segno con la gloriosa casacca granata, lo slalom vincente contro il Vicenza l’anno dopo o la rovesciata spettacolare contro il Siena. Stavolta, mi piace rammentarti una rete, di cui tanti non conservano ricordo, molto probabilmente anche a causa dell’assenza di immagini di repertorio su YouTube. Trattasi del terzo gol di un Salernitana – Piacenza (campionato di B 2000-01) in cui misi a segno una rete da cineteca, partendo dall’altezza del cerchio di centrocampo: superai in serie tre o quattro avversarie, resistendo alla carica di un difensore che provò a fermarmi con le cattive, effettuai un tunnel di esterno ai danni di Vittorio Tosto e realizzai in diagonale. In pochi lo ricorderanno, ma fu una rete splendida da un punto di vista meramente estetico”.
Come nacque la tua passione per la pesca e come la coltivi ancora?
“Per me innanzitutto esiste una sorta di parallelismo tra calcio e pesca. Andare con l’amico a vedere la partita con panino e birra è una scena che si ripete anche quando vado a pescare: in entrambe le circostanze, poi, si spera di portare a casa il pesce grosso, simboleggiato allo stadio dai tre punti in palio per la vittoria. In generale, mi è sempre piaciuto definire la pesca una sorta di professione, anche quando ero calciatore professionista. La passione viscerale nutrita per la pesca mi ha consentito di sviluppare un progetto interessantissimo con un amico e socio (Gianfranco Monti, grande tifoso della Fiorentina e cultore del bel calcio, come piace a me) denominato “buonapesca.it”. Nel gergo degli appassionati, questa locuzione non viene vista di buon occhio per motivi scaramantici, ma ci è piaciuto sin da subito sposare un’idea che andasse oltre questa sorta di tabù e, strada facendo, abbiamo raggiunto un buon livello di seguito sui social e diversi sponsor sostengono non soltanto la nostra attività, ma anche la nostra idea genuina di perseguirla”.
Parlaci delle tue attività imprenditoriali nel settore dell’abbigliamento “Devi sapere che il marchio ‘Che fatica la vita da bomber’ ha avuto un’impennata anche per merito mio, quando lanciai una foto sui social che ricevette 1000 like e raggiunse 30.000 persone. Da quel momento in poi, il loro marchio ha avuto grossa fortuna e sono lieto di aver contribuito alla loro crescita. Successivamente, ho deciso di lanciare un brand, denominato ‘ilbomber.it’, laddove ho messo in pratica un altro dettame: ‘che figata la vita da bomber’. Per me il bomber va oltre la considerazione superficiale di cui spesso si fa abuso: ognuno di noi serba, nel proprio io recondito, una potenzialità inespressa e attraverso i miei prodotti, con cui miro a coniugare comfort e capacità di essere alla moda, mi piace pensare che i miei clienti possano tirarla fuori nella quotidianità, risultando dei bomber, in un’accezione diversa da quella a cui solitamente ci si riferisce”.
Qual è il bello di giocare ancora a calcio nelle serie minori?
“Provo una sensazione bellissima. Non a caso ho lanciato l’hashtag #questoèilcalciochesognavodabambino: vivo questo progetto simpatico e accattivante con la voglia di un calciatore alle prime armi, rimettendomi in gioco con la passione che mi ha sempre contraddistinto. Gioco nello Spianate, società della provincia di Lucca militante in terza categoria. Ovviamente indosso la numero 10, ma era incluso nel contratto (ride, ndr). È mio compito battere i calci piazzati e da uno di questi è scaturito recentemente un bel gol, che ha fatto il giro del web. Mi piace il clima che si è creato nell’ambito del progetto Spianate e l’attenzione che anche i mass media stanno riservando ad un mondo notoriamente poco sotto le luci dei riflettori: nonostante nessuno riceva un rimborso spese e tutti giochino solo per il piacere di praticare in forma amatoriale lo sport, finanche la RAI ha ripreso un nostro recente incontro e credo che presto confezionerà un servizio per parlare della nostra realtà che, a mio avviso, incarna a pieno gli ideali belli associati al calcio”.
Fonte foto: Instagram Ighli Vannucchi