Il campionato è in pausa per la programmata sosta dovuta agli impegni dei calciatori con le rispettive Nazionali. Quale migliore frangente per tracciare un bilancio su queste prime sette giornate? Abbiamo, pertanto, pensato di proporre a tanti colleghi un quesito semplice e diretto: “qual è stato il Bello della Salernitana finora?” Pubblichiamo le risposte pervenuteci.
Il campionato è in pausa per la programmata sosta dovuta agli impegni dei calciatori con le rispettive Nazionali. Quale migliore frangente per tracciare un bilancio su queste prime sette giornate? Abbiamo, pertanto, pensato di proporre a tanti colleghi un quesito semplice e diretto: “qual è stato il Bello della Salernitana finora?”
Pubblichiamo le risposte pervenuteci. Simpatico osservare come alcuni abbiano risposto a più ampio spettro, altri in maniera telegrafica.
Roberta Sironi: “Secondo me il Bello di questa Salernitana finora è risieduto in questi tre aspetti: il carattere, la mentalità e spesso anche il bel gioco”.
Alfonso Maria Tartarone: “Riferendomi alla storia centenaria sicuramente la promozione in A festeggiata esclusivamente all’Arechi (dopo i fatti di Sarno). Relativamente a questa prima parte di campionato, il doppio successo su Pescara e Cosenza che lo scorso torneo hanno contribuito a rendere più amaro il finale di stagione”.
Dario Cioffi: “La domanda è diretta ma apre ad almeno un milione di risposte, ciascuna avrebbe il suo perché. Sintetizzo con un pensiero: il Bello della Salernitana è il suo popolo, la passione che esprime e che spesso fa passare il calcio in secondo piano. Ti scrivo i primi tre esempi che mi vengono in mente: l’esodo del giugno 1994 per i playoff all’Olimpico di Roma contro la Lodigiani, un’intera provincia in marcia verso la Capitale; la mobilitazione per la causa di Armandino che unì le tifoserie di mezza Italia (prima di tante “battaglie” dei tifosi nel sociale); i tre giorni di festa del Centenario, con migliaia di persone pazze di gioia per una squadra di calcio, anche se il pallone non c’era. In riferimento alla corrente stagione sportiva: i 45mila spettatori in 4 partite “riconquistati”.
Antonio Esposito: “Per me il Bello della Salernitana finora, oltre Ventura, é stato simboleggiato dalla riconquista, a piccole dosi, del patrimonio di entusiasmo, e dalla voglia di riscatto di chi aveva fallito lo scorso anno. Mi riferisco a Micai, Migliorini, Lopez, Di Tacchio, Odjer e Djuric”.
Ennio Carabelli: “Cicerelli é il Bello della Salernitana finora. Perché ha dimostrato abnegazione, spirito di sacrificio (giocando con una spalla fuori uso) e grande intelligenza tattica. Ormai la trasformazione da esterno offensivo a quinto di destra nel 3-5-2 di Ventura è divenuta una piacevole consacrazione di cui, in quel di Cosenza, ha beneficiato l’unico lampo di Firenze in campionato”.
Nicola Roberto: “Ventura ed i calciatori sono il Bello della Salernitana. Riscontro una profonda comunione di intenti”.
Pasquale Colarieti: “Il Bello della Salernitana é un ritrovato spirito di squadra”.
Alfonso Maria Avagliano: “Dunque, se ti riferisci alle prime sette partite, ti rispondo che il Bello della Salernitana è stato il senso di normalità. La percezione costante – durante le gare – che potesse arrivare qualsiasi risultato, anche insperato, su ogni campo e contro ogni avversario. La normalità, quindi voglia di vincere, unione (pare, per davvero) tra calciatori e con l’allenatore. ABC del calcio. Tutte cose che negli ultimi quattro anni, a Salerno, non si erano viste molto. Per gran parte, lo spettatore medio era abituato ad osservare squadre timorose, frenate, con la percezione che potessero prendere gol da un momento all’altro, contro chiunque. Oggi la Salernitana di Gian Piero Ventura lascia intravedere solidità, più qualità e ampi margini di miglioramento. Insomma, normalità per chi si accinge a entrare nel vivo di un campionato lungo e dispendioso”.
Armando Iannece: “Il Bello della Salernitana é una squadra che sta provando, riuscendoci anche in certi frangenti, a giocare a calcio”.
Mimmo Scafuri: “Il Bello della Salernitana è aver saputo creare una fede, sebbene calcistica”.
Giovanni Barbarisi: “Per me, il Bello della Salernitana è la fede, l’orgoglio e l’amore incondizionato che i tifosi nutrono per la squadra ed il colore della maglia che indossano. Per quanto riguarda quest’anno, senz’altro è l’avvento, la mentalità e la saggezza di un allenatore come Giampiero Ventura, artefice di un mutamento e di fiducia pro tempore nei riguardi della società granata. Il meglio deve ancora venire, forza Salernitana!”
Roberto Guerriero: “Il Bello della Salernitana è poter coniugare passione e professione”.
Raffaella Ventura: “Il Bello della Salernitana finora é stata la voglia di rivalsa, l’attaccamento alla maglia mostrato dai calciatori e il rispetto per un tifo storico”.
Rosaria Coppola: “Il Bello della Salernitana è il rinnovato entusiasmo dei tifosi nel derby col Benevento, anche se effimero”.
Peppe Iannicelli: “Il Bello della Salernitana risiede in Ventura. Il mister ha trasmesso cultura del lavoro ad un gruppo che lo segue pedissequamente in settimana, sviluppando, poi, sul rettangolo verde scelte strategiche e non casuale. I calciatori danno l’impressione di sapere cosa fare, al netto di qualche limite tecnico. Il solco tracciato è positivo: con la giusta calma, questa squadra ha le potenzialità per centrare gli obiettivi prefissati”
.
Luca Esposito: “Il Bello della Salernitana ha il volto del giovane emergente Maistro. Pur non avendo mai disputato il torneo cadetto, sta dimostrando di avere una personalità invidiabile per un giocatore della sua età, risultando una piacevole sorpresa di questa prima parte del torneo”.
Marco De Simone: “Il Bello della Salernitana è domani. Il mio è un augurio affinché ciò la cosa più stupefacente riguardante il mondo granata debba ancora verificarsi. Il meglio deve ancora venire”.