Le ultime gare esterne della Salernitana hanno avuto il sapore del film di cui già si conosce la trama e, consequenzialmente, il finale. Il match di Castellammare si è sviluppato sulla falsariga delle ultime gare esterne perse dai granata, tramutandosi nell’ennesimo KO patito senza nemmeno riuscire a segnare una rete. La compagine allenata da Ventura
Le ultime gare esterne della Salernitana hanno avuto il sapore del film di cui già si conosce la trama e, consequenzialmente, il finale. Il match di Castellammare si è sviluppato sulla falsariga delle ultime gare esterne perse dai granata, tramutandosi nell’ennesimo KO patito senza nemmeno riuscire a segnare una rete. La compagine allenata da Ventura è caduta sotto i colpi di una Juve Stabia tutt’altro che trascendentale, ma tignosa, coriacea e capace di calarsi adeguatamente nella realtà di un match disputato su un campo che, nonostante fosse in sintetico, è parso tutt’altro che ottimale.
La maggiore attitudine a giocare in spazi ristretti, la foga evidenziata nel fiondarsi sulle seconde palle, l’attenzione ai particolari hanno costituito gli ingredienti principali attraverso cui la Juve Stabia, pur essendo inferiore nei singoli, è riuscita ad aver la meglio sulla Salernitana, conseguendo una vittoria pesante ai fini della classifica e che in B contro i granata mancava da oltre 60 anni.
In un campionato cadetto come non mai livellato, gli episodi stanno facendo la differenza e la gara di oggi non ha smentito tale tendenza. Spesso la squadra che ha la bravura o la fortuna di sbloccare il punteggio porta a casa l’intera posta in palio. La Juve Stabia ha bucato Micai al primo affondo sfruttando le smagliature difensive di una Salernitana ancora una volta in difficoltà quando costretta a difendere spazi in campo aperto. Come sempre, i granata hanno dimostrato di avere una certa identità di gioco, rivelando altresì l’atavica problematica che da tempo stiamo denunciando dal nostro umile punto di vista: mettere il pallone in fondo al sacco. La differenza con le altre squadre sta tutta lì: se Giannetti avesse tramutato in rete il cross di Lombardi anziché spedire a lato indisturbato nel cuore dell’area, forse staremmo parlando di tutt’altra sfida. In generale, la Salernitana ha profuso tante energie per muovere il pallone nel modo più veloce possibile, così da arginare i meccanismi difensivi delle vespe, ma puntualmente è apparsa incapace di piazzare la zampata vincente.
I numeri del reparto offensivo sono eloquenti: sei reti realizzate in tredici gare non sono un bottino degno di una squadra partita ai nastri della vigilia del torneo per centrare quanto meno la zona playoff. Alla sterilità offensiva della squadra si sono aggiunte le prestazioni negative di alcuni calciatori che fino ad oggi erano stati fra i trascinatori del gruppo: Karo ha impiegato un’ora di gioco per prendere le contromisure ai ritmi ed ai rimbalzi del pallone sul terreno del Menti, Jaroszynski è incappato probabilmente nella sua gara peggiore da quando gioca a Salerno, Migliorini è stato ingenuo nel farsi espellere per doppia ammonizione causata da proteste, Kiyine è apparso fin troppo lezioso nel ruolo di mezzala (tecnicamente più confacente alle sue qualità), Lombardi e Lopez sono stati in prevalenza o imprecisi nei cross o fumosi nelle giocate. I cambi di Ventura non hanno invertito la tendenza e nel finale Canotto ha affondato definitivamente la squadra granata, realizzando un gol in contropiede che ha certificato la crisi di risultati esterni di una Salernitana chiamata a riscattarsi al più presto onde rischiare di far vivere alla piazza l’ennesimo torneo mediocre, dopo essere partita sotto ottimi auspici, finendo per sfaldarsi progressivamente così da assestarsi nella pancia della graduatoria.