Ad un passo dal paradiso e ad un altro dall’inferno. La Salernitana ha sfiorato l’impresa storica in casa della Juve, cullando per larghi tratti della sfida la concreta possibilità di sbancare l’impianto torinese, ma ha al tempo stesso rischiato di vanificare tutto in extremis. I granata hanno sfatato il tabù del gol da realizzare in
Ad un passo dal paradiso e ad un altro dall’inferno. La Salernitana ha sfiorato l’impresa storica in casa della Juve, cullando per larghi tratti della sfida la concreta possibilità di sbancare l’impianto torinese, ma ha al tempo stesso rischiato di vanificare tutto in extremis.
I granata hanno sfatato il tabù del gol da realizzare in casa della Juve, terminando il primo tempo con un clamoroso doppio vantaggio messo a referto da Candreva, bravo a depositare in rete un cross dalla sinistra di Mazzocchi, e da Piatek, glaciale nel trasformare dagli undici metri una massima punizione decretata per fallo di mano di Bremer.
Lo 0-2 dei primi 45’ è stato naturale conseguenza del modo sbarazzino di giocare proposto dalla compagine allenata da Nicola, scesa in campo senza timori reverenziali al cospetto di un avversario blasonato e più quotato.
Anche nella ripresa i granata non hanno disdegnato tentativi di continuare ad imprimere il proprio gioco, senza lesinare dunque azioni di rimessa o alleggerimento. Ovviamente la Juve ha progressivamente guadagnato il pallino del gioco e, dopo aver accorciato le distanze con Bremer, ha cinto d’assedio la porta di Sepe, più volte bravo ad evitare la capitolazione.
Quando ormai la gara sembrava incanalarsi verso l’exploit, la Juve ha trovato la via del pareggio con Bonucci, lesto a ribadire in rete una corta respinta di Sepe su rigore da egli stesso tirato a valle di un fallo ingenuo commesso da Vilhena.
Il finale di gara è stato incandescente in quanto la Juve aveva inizialmente trovato il gol del ribaltone con Milik, ma poi la rete è stata annullata per fuorigioco attivo di Bonucci rilevato al VAR tramite “on field review”. Ne è scaturito un parapiglia che ha causato sanzioni disciplinari a iosa da ambo le parti.
Risultato finale a parte, resteranno nella memoria degli appassionati granata le straripanti discese di Mazzocchi sulla fascia mancina, la classe di Candreva nell’interpretare con una sagacia fuori dal comune il ruolo di quinto a destra e la capacità da parte di Dia di legare il gioco come nessun attaccante in rosa.
La compagine allenata da Nicola ha confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di poter essere osso duro per qualsivoglia avversario ed ha allungato la propria striscia positiva, portandola a quota 5.
I granata stazionano ancora nella parte sinistra della classifica e tuttora presentano ampi margini di miglioramento: alzi la mano chi avrebbe pronosticato per questa squadra un avvio di stagione così promettente. Macte Animo