L’Italia alla fine degli anni ’40 era una nazione reduce da una guerra perduta che stava pian piano cercando di rialzarsi pur di recuperare un minimo di credibilità a livello internazionale. Per rimetterci all’onore del mondo furono necessarie le gesta di campioni come Bartali e Coppi, il discobolo Consolini, le Ferrari e soprattutto il Grande
L’Italia alla fine degli anni ’40 era una nazione reduce da una guerra perduta che stava pian piano cercando di rialzarsi pur di recuperare un minimo di credibilità a livello internazionale. Per rimetterci all’onore del mondo furono necessarie le gesta di campioni come Bartali e Coppi, il discobolo Consolini, le Ferrari e soprattutto il Grande Torino.
Nessuna squadra al mondo ha mai rappresentato per il calcio tutto ciò che è riuscito al Grande Torino che dimostrava a tutti come, un popolo di individualisti, come gli italiani, sapessero far fronte comune per dare vita al più bel complesso di calcio mai visto e mai più comparso su un campo di calcio.
I granata, guidati da Valentino Mazzola, il capitano dei capitani, hanno record strabilianti e assolutamente irripetibili.
Bastava, per esempio, uno squillo del trombettiere del Filadelfia perchè si scatenassero e dessero vita al famoso “quarto d’ora Granata” che, nell’immaginario collettivo rappresenta il momento in cui ciò che sembrava impossibile si realizza.
Il 17 aprile 1948 al Comunale di Salerno che, sarebbe diventato prima il Casalbore e poi nel ’51 il Vestuti, si sfidarono “i granata del nord” e “i granata del sud” quel giorno però rigorosamente in tenuta gialla.
La partenza della Salernitana di Gipo Viani fu fulminea e al 7′ Merlin portò in vantaggio la Salernitana, Gabetto al 14′ rimise le cose in parità.
“Gipo Viani ci aveva detto di cominciare subito con un alto ritmo – ricorda Onorato – era il solo modo per mettere in difficoltà quella grandissima squadra.
Giocammo con grande rapidità per tutto il primo tempo”.
Poi Mazzola disse ai compagni: “Ragazzi dobbiamo darci dentro di più, questo pareggio è stretto per noi, onoriamo questo pubblico con una grande prova”.
E così fu, nella ripresa ancora Gabetto, Ossola e capitan Mazzola all’ultimo minuto fissarono il punteggio sul 4-1 per “i granata del nord”.
A fine partita fu bello e prolungato l’applauso del pubblico che accomunava tutto il mondo granata.
Un anno prima, l’11 maggio del 1947, Vittorio Pozzo, il commissario tecnico della Nazionale, vestì dieci granata d’azzurro per una partita disputata a Torino contro l’Ungheria.
Ovviamente l’ItalGranata vinse e avrebbe continuato a vincere su tutti i fronti se non fosse sceso in campo il destino più tragico per fermarli quel pomeriggio del 4 maggio 1949, ma non per batterli.
Perché quella squadra di grandi uomini e di grandi campioni è passata direttamente alla leggenda.
Omar Domingo Manganelli
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